L’appellativo di "El rey del compas" fu una creazione del Principe Cubano Angel Sanches Careno, animatore del cabaret Chantecler, dove l’orchestra di D’Arienzo si esibì per più di 15 anni. D’Arienzo obbligò i grandi direttori degli anni ’40 ad accelerare il ritmo delle sue orchestre. Così diceva: il mio modo di vedere il tango è, prima di tutto, ritmo, grinta, forza e carattere. Il tango antico, quello della vecchia guardia, aveva tutto questo e dobbiamo fare in modo che non si perda nulla. Per averlo dimenticato, il tango argentino, entrò in crisi per alcuni anni. Modestia a parte, io feci tutto il possibile per farlo risorgere. Per me, una buona parte della responsabilità della decadenza del tango furono i cantanti. Ci fu un momento in cui l’orchestra tipica non era altro che un semplice pretesto per mettere in luce un cantante. I musicisti, compreso il direttore, non erano altro che accompagnatori di un divo più o meno popolare. Per me, non deve essere così. Il tango è musica, come ho già detto e gradirei che fosse principalmente musica. Di conseguenza non si può mettere l’orchestra in secondo piano per collocare al primo il cantante. Al contrario, il tango è per le orchestre e non per i cantanti. La voce umana, non è, non deve essere altra cosa che uno strumento dentro l’orchestra. Io reagì contro questo errore che generò la crisi del tango e posi l’orchestra in primo piano e il cantante al suo posto. Si trattò di restituire al tango il suo aspetto mascolino, che era stato perduto. Gli impressi la mia interpretazione del ritmo, la grinta, la forza e il carattere che dettero di nuovo vita al mondo musicale del tango. Per fortuna questa crisi fu transitoria e oggi ha resuscitato il tango, il nostro tango, con la vitalità dei suoi migliori tempi. Il mio maggiore orgoglio è aver contribuito a questa rinascita della nostra musica popolare. La base della mia orchestra fu sempre il piano, che credo insostituibile. Segue il violino, altro elemento vitale, che deve suonare come una viola o un violoncello. La mia orchestra è formata dal piano, contrabbasso, cinque violini, cinque bandoneones e tre cantanti. Mai meno di così, in alcuni casi, sono arrivato a utilizzare anche dieci violini.
Il tango io lo sento così.
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