"non si ballano figure o passi, si balla la musica"
"perché il tango è e sarà musica: è imparare a camminare, ascoltare e sentire con il cuore... perché diventi qualcosa di proprio, da cui non ci si possa separare"
"vivere la musica significa sentirla ovunque: nel corpo, nell'espressione, nel cuore"
"i miei primi balli me li ha fatti fare mia mamma: ero ancora un bambino, figlio di emigranti italiani... ma la mia scuola è stata la gente; i miei maestri, gli amici... ho passato così la mia vita con il tango, la notte: conoscendo, ascoltando, apprendendo nei club"
"questa danza è molto profonda e molto speciale: è come una parte della vita dell'uomo... ogni milonga* è una storia"
"Il tango tiene una storia di vita, di amore, di coppia. Non è facile spiegare perché questa danza continua a emozionare e a richiamare gente. Ecco, forse la maniera più vera per raccontare il tango è che il tango è come innamorarsi"
Tete
di Massimo Di Marco, aprile 2010"Tante volte ho visto Tete ballare il vals a Milano con Rosanna Rémon alla Maison Espana e il tango con altre ballerine al Treno, covo dell'abrazo cerrado . Gli piaceva anche stare a guardare e a mano a mano che la coppia gli si avvicinava il suo sguardo si abbassava verso i piedi. Mascherava la cattiva impressione che gli faceva un passo sbagliato, inutile o fuori tempo ma sorrideva ed addirittura esclamava il famoso "esooooo" quando la coppia era dentro la musica. Era modesto, a nessuno ha mai detto di essere un maestro di ballo (lezioni o stages a parte): né lui né Silvia hanno mai ballato in modo teatrale nelle esibizioni perchè per loro ballare in milonga o guardati da un pubblico seduto era la stessa cosa. Il loro tango finiva quando finiva la musica senza nessuna figura speciale. Semplicemente si fermavano. Tete si prendeva delle scherzose licenze solo nel vals quando allontanava il braccio destro dalla dama o addirittura metteva le mani in tasca. Ma non lo faceva per fare il bello, voleva solo dimostrare che quando si balla il tango lo si balla con tutto il corpo. E con tutto il cuore. Gli piaceva dire che un tango é una festa di fidanzamento dove i due innamorati si abbracciano. Pensate che sia retorica? Ognuno é il tango di se stesso e per Tetè il tango era la vita. Una volta a Milano ha sentito che qualcosa non andava e si è messo in fila al pronto soccorso del Policlinico. Ma non è rimasto seduto più di due minuti. Ha cominciato a ballare avanti e indietro un tango immaginario e poi ha cominciato ad insegnare qualche passo alle signore meno timorose. Passi, camminate, magari una corrida. Un tango semplice ballato come se fosse non un ballerino ma uno dell'orchestra. Tete era la musica, era un assieme di note che sgranava sul pavimento con passi che lo sfioravano appena. Se un tentativo di simulare il suo tango poteva dare qualche improbabile risultato, il suo vals era assolutamente inimitabile. Volava con la sua ballerina stretta in un abbraccio emozionante, ricreava la musica facendola ancora più bella. Ma sempre con semplicità, nessuna evoluzione, nessuna acrobazia, nessuno stratagemma per stupire.Non ne aveva bisogno.
Tete ci ha lasciato il suo tango poetico ed ha voluto dirci che ognuno, bravo tanto o bravo poco, ha la sua poesia.
La sua lezione continua".
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