Il 22 Giugno 1918 accadde un evento senza precedenti, la neve ricoprì Buenos Aires e dintorni. Quel
giorno erano arrivati all'ippodromo de La Plata il pianista Agustin Bardi, "El
Chino", ed i suoi amici Francesco Castello e Pedro Fiorito. Dopo
la gara, il trio si trattenne per la cena in una "parilla" e successivamente riprese il viaggio di ritorno con la stessa auto Ford che era di proprietà del ultimo di questi.
Per fortuna, o meglio per sfortuna l'auto si fermò per un guasto all'altezza di Parque Pereyra Iraola. Trovare in quei luoghi un'officina meccanica era una cosa impossibile. A peggiorare le cose, allo stesso tempo, la nevicata inaspettata!
Veder cadere la neve su Buenos Aires è come di aver assistito alla scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo. I tre erano invasi da diversi sentimenti, da un lato sconcertati dallo spettacolo insolito come la neve, dall'altro infastiditi dal freddo ed impauriti per il fatto che l'auto non dava cenni di voler ripartire. Ad un tratto Bardi cominciò a canticchiare le note di un tango che sarebbe diventato "Que Noche!", si sa l'ispirazione non viene di solito quando si vuole e, talvolta, non è il momento migliore per creare un'opera d'arte.
Non si sa come, i tre risolsero l'inconveniente e ritornarono a Buenos Aires; qualche giorno dopo Bardi incontrò il suo amico e collega Eduardo Arolas, "el tigre del bandoneon" nel caffè TVO nel quartiere Barracas e gli raccontò tutta la storia con dovizia di particolari e gli parlò di quel tango miracolosamente composto in quell'occasione, al quale non aveva ancora dato un titolo.
Arolas lo ascoltò attentamente e senza pensarci troppo su gli disse: "Chino ponele Que Noche!".
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