Era violinista di scuola raffinata, di gusto interpretativo squisito, di dolce suono ha contribuito, come compositore, strumentista e direttore di sviluppare e dare priorità alle forme evolutive del tango. Successe ad Elvino Vardaro nell'orchestra di Pedro Maffia nel 1929, e tutto il suo lavoro successivo si caratterizzò da un timbro porteño di qualità.
Antonio Rodio è nato in Italia nel comune di Crispiano, in provincia di Taranto, il 25 gennaio 1904. I suoi genitori, Roque Rodio e Francesca Pumarola sono arrivati in Argentina con 7 bambini quando Antonio era molto giovane.
All'età di 11 anni iniziò come violinista professionista entrando nell'Orquesta Clásica del Cine Empire tra Corrientes e Maipú, dove gli fu data la responsabilità di sostituire Carlos Pessina. Dopo aver vinto un concorso si esibì con l'Orchestra Classica del Teatro Colon, dove divenne un violino concertista. Dopo il diploma al conservatorio Rossengger andò, come Carlos Marcucci, con Arthur Bernstein, a formare l'orchestra di Ángel Danesi nei primi anni '20.
Nel 1929 si unì all'orchestra di Pedro Maffia, successivamente all'uscita di Elvino Vardaro, Osvaldo Pugliese e Alfredo De Franco. Pedro Maffia si rivolse a tre musicisti i cui nomi sono stati sinonimo di qualità all'interno dell'ambiente artistico. Essi sono stati: Antonio Rodio, che sostituì Vardaro, Eduardo Scalise al pianoforte al posto di Osvaldo Pugliese e Gabriel Clausi che prese il posto di Alfredo De Franco. L'orchestra era composta dai seguenti elementi: Pedro Maffia e Gabriel Clausi (bandoneon), Emilio Puglisi, José Abbati e Antonio Rodio (violino), Eduardo Scalise (pianoforte), Nero Ferrazzano al violoncello e Francesco De Lorenzo (basso). Con questa orchestra Pedro Maffia si presentò il 2 Gennaio 1930 alla Glorieta Rio de la Plata, i San Martin Avenue e Gaona.
L'orchestra di Antonio Rodio insieme a quella di Ricardo Malerba edi José Garcia rappresentano le orchestre tipiche di più breve durata degli anni 40'.
Nel brano che ascoltiamo lo accompagna una voce bellissima quella di ALBERTO SERNA, che secondo la stampa dell'epoca di ritirò prestissimo dalla carriera artistica. Era un funzionario del ministero dell'agricoltura.
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