Da oggi inizia un breve ciclo di approfondimenti sul Folklore Argentino, espressione della cultura nazionale argentina, fenomeno meno conosciuto nel mondo rispetto al Tango, ma che per storia e per contributi ha dignità almeno pari al tango, considerando che quest'ultimo è espressione della città di Buenos Aires, mentre il folklore argentino nasce e si sviluppa in tutto il resto del Paese.
Il Folklore, infatti, è materia di studio nella scuola elementare argentina oltre che materia di studio all'università attraverso corsi di laurea in Folklore. Lo stesso Generale Peron nel 1949 impose con una legge specifica che nelle "confiterias" almeno il 50% della musica proposta ai clienti doveva essere "natia".
La musica popolare dell'Argentina ha una storia secolare che trova le sue radici culture indigene. Tre  grandi eventi storici e culturali ne hanno determinato lo sviluppo: l'insediamento  spagnolo (secoli XVI-XVIII), l'intensa immigrazione europea (1880-1940), la migrazione interna (1930-1980).
Anche se tecnicamente il "folklore" è solo l'espressione culturale che soddisfa i requisiti di essere anonima, popolare e tradizionale, in Argentina è conosciuta come "folclore" o "musica popolare" quella di autori conosciuti, ispirata a ritmi e stili tipici della cultura della provincia dalle radici afro-ispanica e coloniale.
Anche se tecnicamente il "folklore" è solo l'espressione culturale che soddisfa i requisiti di essere anonima, popolare e tradizionale, in Argentina è conosciuta come "folclore" o "musica popolare" quella di autori conosciuti, ispirata a ritmi e stili tipici della cultura della provincia dalle radici afro-ispanica e coloniale.
In  Argentina, la musica folk ha iniziato a guadagnare  popolarità negli anni Trenta e Quaranta, in coincidenza con l'ondata di  migrazione interna dalle campagne verso le città e dalla provincia verso Buenos  Aires per stabilizzarsi negli anni Cinquanta, con il "boom del folklore", come genere principe della musica popolare del paese insieme al tango.
Negli  anni sessanta e settanta la popolarità del "folklore" aumentò insieme a quella di espressioni culturali simili dell'America Latina, grazie anche all'aiuto di vari  movimenti di riforma musicale e lirica, e la comparsa di grandi festival  del genere, in particolare quello di Cosquín, sicuramente il più importante nel mondo in questo campo.
Dopo  essere stato gravemente colpito dalla repressione culturale imposta  dalla dittatura militare tra il 1976 e il 1983, la musica popolare è stata  rilanciata dopo la guerra delle Falkland del 1982, anche se con  espressioni musicali più vicine ad altri generi di musica popolare Argentina e  latinoamericana, come il tango, il 'rock nacional', e la cumbia.
Tornando ora alla chacarera cerchiamo di capire dove è nata. 
  
Non  essendoci delle fonti esatte che permettono di definire le sue origini,  lasciamoci guidare dalla leggenda secondo la quale si racconta che  questo ballo ebbe origine nella provincia di Santiago del Estero, nella parte Nord Ovest dell’Argentina, anche se alcuni obbiettano sul fatto che abbia delle radici boliviane. 
  
La  cosa importante da ricordare al riguardo è che tutte le zone, tra loro  limitrofe, dove si pensa sia nata la chacarera, sono caratterizzate da  un clima abbastanza arido, con grandi distese di terra polverosa. Questo  dettaglio è importante per immaginarsi e capire una parte molto  importante della chacarera, el zapateo, dove l’uomo con  dei movimenti al limite della slogatura delle caviglie e delle  ginocchia, colpisce violentemente la terra con l’interno e l’esterno del  piede. 
Il  nome di questo ballo deriva dal vocabolo “chacarero”, ossia lavoratore  della fattoria, perchè generalmente si ballava nelle zone di campagna, anche se lentamente riuscì a penetrare anche nelle città. 
  
Agli  inizi del XIX secolo la chacarera arrivò a Buenos Aires, però per la  sua caratteristica di musica legata strettamente alle tradizioni  argentine si scontrò con le culture delle diverse etnie presenti nella  città, frutto della massiccia immigrazione che dalla metà del secolo  aveva inondato le coste del Rio de la Plata. Questa Babele di lingue, di  suoni, di colori e tradizioni aveva già innescato un processo di  fusione che era riuscito a filtrare attraverso le varie differenti  culture una musica ed un ballo che rappresentava tutti: il tango.
  
Per  questo motivo la chacarera non riuscì ad attecchire nella capitale  argentina, ma si propagò con grande prosperità in altre zone, dove  l’ondata migratoria si era stemperata con le popolazioni native.
Negli anni sessanta la musica, e conseguentemente il ballo della chacarera, aumentò la sua diffusione grazie a musicisti, quali Los Chalchaleros, Los Tucu Tucu, Los Carabajal,  che seppero nobilitare il genere, portandolo al di fuori dalle  esecuzioni improvvisate o dilettantistiche, ed offrendo delle  interpretazioni di brani tradizionali altamente professionali. La magia  di questa musica fece il resto
La coreografia   
               
 
  
  
 
                 
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Il  ritmo della chacarera è abbastanza composito e, per chi la balla le  prime volte, decisamente ingannevole. Osservando da vicino gli  ingredienti musicali che la compongono si può notare che la misura  solitamente usata è il 6/8 , ossia ogni battuta è formata da due gruppi  di tre note ciascuno. Ma mentre la parte della melodia, che può essere  il canto, i violini oppure la chitarra segue questo andamento  incalzante, il sostegno ritmico dato dalle percussioni, dal basso o  dalle chitarre, con il loro andamento sincopato, sono in 3/4. Tutte le  parti poi si intrecciano e scivolano per arrivare ad unirsi nella nota  accentata che è la prima della battuta. La tonalità usata è solitamente  in minore e questo conferisce una atmosfera illuminata da una luce tenue  ed ondeggiante, come fosse un ricordo.
Il  dondolio quasi ipnotico che si crea con la continua ripetizione di  questa figura ritmica è la caratteristica che permette di dare alla  chacarera un andamento circolare, sognante, quasi magico, che da quasi  l’impressione che i ballerini siano trascinati dai vortici creati dalla  musica.
La prima parte  della chacarera è una introduzione, durante la quale i ballerini  rimangono fermi e seguono il ritmo battendo solo le mani. L’introduzione  solitamente viene iniziata da uno dei musicisti che grida “¡Se va la primera!” (o semplicemente “¡Prímera!”). 
Una volta finita l’introduzione musicale un secondo grido “¡Adentro!”, avverte che inizia la parte ballata, che qui di seguito schematizziamo nella sua suddivisione in 8 parti:
 
  
  
 
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Nei  movimenti 1) 2) 3) 5) 7) e 8) il passo base della chacarera, simile a  quello di molte danze folkloriche argentine, è formato da tre movimenti  che ricordano l’1-2-3 del walzer:
1) un passo lungo con il piede sinistro;
2) il piede destro si avvicina al piede sinistro appoggiando solo la punta e ricevendo il peso del corpo;
3) il piede sinistro fa un altro passo in avanti, più piccolo del primo, e riceve nuovamente il peso del corpo.
Il passo successivo riparte dall’1) ma questa volta con il piede destro. 
Molto  suggestiva è la parte numero 4) e numero 6) dove la donna e l’uomo  eseguono due coreografie diverse. In questo momento la caratteristica di  danza di corteggiamento raggiunge il culmine. 
Mentre l’uomo dimostra la propria abilità e virilità nello zapateo,  con una serie di movimenti che rasentano l’impossibile colpendo e  strisciando il suolo con la punta, il tacco e la parte interna ed  esterna del piede, la donna dimostra la sua grazia e femminilità,  seducendo con el zarandeo, ossia facendo dei giri senza  mai dare le spalle all’uomo, mentre “civettuosamente” sostiene con le  mani i lembi della gonna e li muove come se fossero un ventaglio a tesa  in giù.
Fonti:
Inmigración europea y sus aportes culturales. http://www.argentina.gov.ar/argentina/portal/paginas.dhtml?pagina=259
Tobías, Rafael (1998). «El folklore y la moda del folklore».
Fonti:
Inmigración europea y sus aportes culturales. http://www.argentina.gov.ar/argentina/portal/paginas.dhtml?pagina=259
Tobías, Rafael (1998). «El folklore y la moda del folklore».
 

 
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