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lunedì 25 giugno 2012

Un intruso nel tango: il cantor




Qualche sera fa passavo musica in una milonga napoletana, all’inizio della serata un amico, Francesco detto il Rosso, mi ha chiesto se potevo mettere un bellissimo brano nella versione di Carlos Di Sarli con Roberto Florio del 1957: Soñemos. Un vero capolavoro, tuttavia una resa in pista direi scadente perché il cantante era troppo”invadente” per cui risultava difficile ballarlo.
Mi sono chiesto perché tanto più i brani sono recenti, tanto più il cantante prevale rispetto all’orchestra?
Ho fatto qualche ricerca ed ho scoperto che il passare del tempo stava generando diverse forme e stili di interpretazione, ma soprattutto diverse forme di relazione tra il cantante e l'orchestra. Inoltre, tutto ciò non è avvenuto in ordine cronologico, ma per effetto dell’impatto del cantante sul pubblico che continuamente variava. I ballerini, infatti avevano esigenze diverse rispetto al pubblico che frequentava i teatri per vedere una commedia musicale oppure ascoltare un artista.
Questa breve storia vuole far conoscere in che modo la voce umana ha contribuito al tango delle origini, evidenziandone qualche simpatico aneddoto.

El cantor Nacional
Il cantante solista della fine del XIX secolo che perdurò fino agli anni Trenta del secolo successivo, era denominato "cantor nacional". La ragione del nome è dovuta alla natura del repertorio, in generale folklorico, caratteristico della pianura della provincia di Buenos Aires, costituito da milongas e zambas, e che dal primo Novecento incorpora il "tango milongueado", con un testo “romanzesco” e quasi sempre anonimo, per arrivare infine in un secondo momento al "tango-canzone".
Carlos Gardel fu certamente non solo il più grande interprete del tango di tutti i tempi, ma anche il più perfetto esempio di ciò che è stato un "cantor nacional". All'inizio della sua carriera ha, infatti, inciso quindici registrazioni in cui manca un repertorio di tanghi. Da Gardel, a partire dal 1912 e fino a Hugo Del Carril che registrò principalmente sino alla fine degli anni Trenta, tutti i grandi solisti del tango appartenevano alla categoria del "cantor nacional”. Così possiamo inquadrare Ignacio Corsini, Agustin Magaldi, Charlo, ecc.
Più tardi, con l’avvento del "tango-cancion" il repertorio dei cantanti cambiò sostanzialmente tanto che il tango cominciò a prevalere in Argentina sugli altri generi musicali.
Le tipiche formazioni musicali della guardia vieja, caratterizzati dalla presenza della chitarra, del flauto e del violino, con l’incorporazione del bandoneon prima e poi del pianoforte, diventarono quartetti, quintetti e sestetti, che per segnalare al pubblico che eseguivano esclusivamente tango, aggiunsero al nome della loro formazione due parole "Tipica" e "Criolla".

El cantor “estribillista”
A partire dal 1924 da un'idea di Francisco Canaro, sempre alla ricerca di incorporare novità alla sua orchestra, appare il "cantor estribillista" (da estribillo ovvero il ritornello), precursore del "cantante d’orchestra" degli anni Quaranta.
Roberto Diaz è il cantante scelto da Canaro per interpretare prima e per poi registrare il tango "Acì es el mundo". Inizia in tal modo la storia del tango cantato.
Il cantor estribillista ebbe un ruolo molto circoscritto e limitato all’interpretazione di una piccola parte del testo, appunto il ritornello, ed un’importanza minima tanto che per molti anni il suo nome non veniva stampato sulle etichette dei dischi, la qual cosa sta facendo letteralmente impazzire i collezionisti di oggi.
Allo stesso modo anche il paroliere era relegato ad un ruolo di secondo piano, infatti anche quando appariva il suo nome sulle partiture, questo era stampato con caratteri più piccoli rispetto a quello dell’autore della musica.
Alla fine degli anni trenta il cantante estribillista era una realtà affermata, tanto che non era immaginabile un’orchestra che non avesse almeno due cantanti.
Osvaldo Fresedo aderisce nel 1927 all’innovazione introdotta dal suo collega incorporando l’estribillista Juan Carlos Thorry oltre ad Ernesto Famà.
Felix Gutierrez entra nel sestetto di Julio De Caro, Carlos Dante è il primo estribillista della prima formazione di Juan D'Arienzo e Santiago Devin fu contattato dal sestetto di Carlos Di Sarli.
Il successo dell’estribillista impose alle case discografiche di contrattare cantanti che operassero in esclusiva per loro, nel linguaggio dell’epoca si chiamavano i “cantanti della casa”, che cantavano per tutte le orchestre che registravano per quell’etichetta discografica.
A poco a poco la figura del cantante stava crescendo non solo in campo artistico, ma anche in quello economico ed anche in questo ebbe grande influenza Francisco Canaro, che, oltre ad essere direttore musicale era un importante impresario teatrale, la cui specialità era il musical.
Tutta la storia è iniziata con un intruso che ha cercato spazio… il cantor, ma la storia non è finita, ed il bello  deve ancora venire. Negli anni Quaranta, il cantor diventerà star indiscussa tanto da caratterizzare fortemente l’orchestra. Il binomio Troilo- Fiorentino, D’Agostino - Vargas ed altri faranno la storia del tango che conosciamo.

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