Qualche sera fa passavo musica in
una milonga napoletana, all’inizio della serata un amico, Francesco detto il Rosso, mi ha chiesto se
potevo mettere un bellissimo brano nella versione di Carlos Di Sarli con
Roberto Florio del 1957: Soñemos. Un vero capolavoro, tuttavia una resa in
pista direi scadente perché il cantante era troppo”invadente” per cui risultava
difficile ballarlo.
Mi sono chiesto perché tanto più
i brani sono recenti, tanto più il cantante prevale rispetto all’orchestra?
Ho fatto qualche ricerca ed ho
scoperto che il passare del
tempo stava
generando diverse
forme e stili
di interpretazione, ma
soprattutto diverse forme di relazione tra il cantante e l'orchestra. Inoltre, tutto ciò non è avvenuto in ordine cronologico, ma per effetto dell’impatto
del cantante sul pubblico che continuamente variava. I ballerini, infatti
avevano esigenze diverse rispetto al pubblico che frequentava i teatri per
vedere una commedia musicale oppure ascoltare un artista.
Questa breve storia vuole far conoscere in che modo
la voce umana ha contribuito al tango delle origini,
evidenziandone qualche simpatico aneddoto.
El cantor
Nacional
Il cantante solista della fine del XIX secolo che
perdurò fino agli anni Trenta del secolo successivo, era denominato
"cantor nacional". La ragione del nome è dovuta alla natura del
repertorio, in generale folklorico, caratteristico della pianura della
provincia di Buenos Aires, costituito da milongas e zambas, e che dal primo
Novecento incorpora il "tango milongueado", con un testo “romanzesco”
e quasi sempre anonimo, per arrivare infine in un secondo momento al "tango-canzone".
Carlos Gardel fu certamente non solo il più grande
interprete del tango di tutti i tempi, ma anche il più perfetto esempio di ciò
che è stato un "cantor nacional". All'inizio della sua carriera ha,
infatti, inciso quindici registrazioni in cui manca un repertorio di tanghi. Da
Gardel, a partire dal 1912 e fino a Hugo Del Carril che registrò principalmente
sino alla fine degli anni Trenta, tutti i grandi solisti del tango
appartenevano alla categoria del "cantor nacional”. Così possiamo
inquadrare Ignacio Corsini, Agustin Magaldi, Charlo, ecc.
Più tardi, con l’avvento del
"tango-cancion" il repertorio dei cantanti cambiò sostanzialmente
tanto che il tango cominciò a prevalere in Argentina sugli altri generi
musicali.
Le tipiche formazioni musicali della guardia vieja,
caratterizzati dalla presenza della chitarra, del flauto e del violino, con
l’incorporazione del bandoneon prima e poi del pianoforte, diventarono
quartetti, quintetti e sestetti, che per segnalare al pubblico che eseguivano
esclusivamente tango, aggiunsero al nome della loro formazione due parole
"Tipica" e "Criolla".
El cantor
“estribillista”
A partire dal 1924 da un'idea di Francisco Canaro,
sempre alla ricerca di incorporare novità alla sua orchestra, appare il
"cantor estribillista" (da estribillo ovvero il ritornello),
precursore del "cantante d’orchestra" degli anni Quaranta.
Roberto Diaz è il cantante scelto da Canaro per
interpretare prima e per poi registrare il tango "Acì es el mundo".
Inizia in tal modo la storia del tango cantato.
Il cantor estribillista ebbe un ruolo molto
circoscritto e limitato all’interpretazione di una piccola parte del testo,
appunto il ritornello, ed un’importanza minima tanto che per molti anni il suo
nome non veniva stampato sulle etichette dei dischi, la qual cosa sta facendo
letteralmente impazzire i collezionisti di oggi.
Allo stesso modo anche il paroliere era relegato ad
un ruolo di secondo piano, infatti anche quando appariva il suo nome sulle
partiture, questo era stampato con caratteri più piccoli rispetto a quello
dell’autore della musica.
Alla fine degli anni trenta il cantante
estribillista era una realtà affermata, tanto che non era immaginabile
un’orchestra che non avesse almeno due cantanti.
Osvaldo Fresedo aderisce nel 1927 all’innovazione
introdotta dal suo collega incorporando l’estribillista Juan Carlos Thorry
oltre ad Ernesto Famà.
Felix Gutierrez entra nel sestetto di Julio De
Caro, Carlos Dante è il primo estribillista della prima formazione di Juan
D'Arienzo e Santiago Devin fu contattato dal sestetto di Carlos Di Sarli.
Il successo dell’estribillista impose alle case
discografiche di contrattare cantanti che operassero in esclusiva per loro, nel
linguaggio dell’epoca si chiamavano i “cantanti della casa”, che cantavano per
tutte le orchestre che registravano per quell’etichetta discografica.
A poco a poco la figura del cantante stava
crescendo non solo in campo artistico, ma anche in quello economico ed anche in
questo ebbe grande influenza Francisco Canaro, che, oltre ad essere direttore
musicale era un importante impresario teatrale, la cui specialità era il
musical.
Tutta la storia è iniziata con un intruso che ha
cercato spazio… il cantor, ma la storia non è finita, ed il bello deve ancora venire. Negli anni Quaranta, il
cantor diventerà star indiscussa tanto da caratterizzare fortemente
l’orchestra. Il binomio Troilo- Fiorentino, D’Agostino - Vargas ed altri
faranno la storia del tango che conosciamo.
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