Verso la fine degli anni ’30, il
cantor divenne una vera e propria star nel mondo del Tango. A Buenos Aires, in
quegli anni convivevano tanto il “cantor nacional”, chiamato così perché aveva
un repertorio folklorico che sfociava nel romanzesco, quanto l’ “estribillista”,
l’invenzione di Francisco Canaro che nel 1924 chiese ai suoi cantanti di
intonare solo il ritornello del brano. Ma il bello doveva ancora venire, perché
all’inizio degli anni ’40, Francisco Lomuto, Edgardo Donato e lo stesso
Pirincho (Francisco Canaro) cominciarono a dare sempre più spazio alla parte
cantata del brano, perché al pubblico piaceva moltissimo! Era iniziata l’epoca
d’oro del tango
La
caratteristica principale di questo
periodo sta nello sviluppo evolutivo del tango canzone, che si traduce, senza dubbio, nella perfetta sincronizzazione
e nell'armonia tra il cantante e la formazione
musicale. Il cantante era una
voce di primo piano, ma era
anche uno strumento dell'orchestra;
questa di solito era messa in evidenza dal direttore all'inizio e nel mezzo del brano, per poi diventare “succube” della voce nel
resto del brano musicale.
La
voce era fortemente integrata con la musica, tanto che il cantante poteva
essere considerato un ulteriore strumento musicale, che alla stregua del
bandoneon e dei violini aveva un ruolo chiaro e distinto nel brano. Inoltre, questo nuovo ruolo per il cantante fu consacrato dal consenso popolare, oltre che dall'importanza
commerciale, dal valore del suo cachet, dal volume record
di vendite, dalle folle che erano in grado si
attirare, dai poster e dagli articoli su giornali e riviste.
Il
successo impressionante del tango
nel 1940 è dovuto a tre motivi. Il primo è stato la proliferazione di orchestre composte da giovani musicisti di talento: Aníbal Troilo,
Osvaldo Pugliese, Miguel Calò, Alfredo
de Angelis, ecc.
Il secondo è stato il ritmo imposto
dall'orchestra di Juan D'Arienzo
a metà degli anni Trenta che determinò
un avvicinamento dei giovani al genere attraverso la danza, producendo la rinascita tango.
E
in terzo luogo, il nuovo ruolo del cantante di tango nell’orchestra.
Tale l'importanza si riflette nelle discografie
delle formazioni più importanti di quel periodo nelle quali troviamo pochi pezzi strumentali. Essere cantante d’orchestra non voleva dire solo
cantare il testo intero
di un tango, era principalmente il
risultato di una nuova struttura nella
concezione del pezzo, che veniva
progettato in modo diverso rispetto
a prima.
Il
cantante ed il direttore
d’orchestra rappresentavano un connubio inscindibile tanto che i materiali pubblicitari
e i cartelloni sulle pensiline avevano un’unica scritta formata da due cognomi:
Troilo-Fiorentino, D'Agostino-Vargas, D'Arienzo-Echagüe, ecc. In
definitiva, il cantante e l’orchestra
formavano una vera e propria “società artistica”.
Solo a seguito di un brillante successo, e non in tutti i casi, un
cantante d’orchestra poteva
diventare solista e direttore della propria formazione
musicale. Ci sono state molte voci famose, voci celebri come Alberto
Castillo, Francisco Fiorentino, Angel Vargas, ma la storia ci insegna che una
volta sciolte le orchestre che li resero famosi, molti di essi furono
dimenticati o comunque persero la celebrità originaria.
Non c’è dubbio, che coloro
che hanno sofferto di più il fenomeno del cantante solista sono stati i
direttori d’orchestra. Alcuni hanno perso molto in termini di successo, come
Ricardo Tanturi che dopo Alberto Castillo, diventato celebre quasi quanto
Gardel, incontrò Enrique Campos (el caballero del tango), il quale diede
all’orchestra di Tanturi un’impostazione più romantica e completamente diversa
dal periodo di Castillo. Lo stesso Miguel Calò ebbe la fortuna di incontrare
don Raul Iriarte dopo che Raul Beron passò all’orchestra di Lucio Demare.
Altri, invece, come Julio
Sosa, Roberto Goyeneche “El Polaco”, Hector Maurè, Alberto
Marino che un po’ soffrivano i limiti imposti dalle
regole dell’orchestra del ’40, nella decade del ’50 ebbero un enorme successo.
In questo modo, il
cantante solista degli anni ’50, forma la propria orchestra affinchè la musica
da essi prodotta potesse esaltare la propria voce, facendo in modo che l’intera
esecuzione musicale fosse “schiava” dell’interpretazione canora, capovolgendo
un assioma originario del tango ovvero che “è il cantante che segue l’orchestra
e non viceversa”.
A
ben vedere, è questo il principale motivo per cui nelle
milonghe di tutto il mondo si balla il tango del ’40 con qualche incursione del
’30. Perché l’orchestra garantisce al ballerino un ritmo costante a cui si
somma la voce del cantante. Tale condizione raramente si verificò negli anni
successivi.
Altri
grandi nomi che divennero importanti solisti
sono Julio Sosa-ex-Francini-Pontier, grande amico di
Alberto Podestà, che ha avuto il merito
di rilanciare il tango nei difficili anni Sessanta, Floreal Ruiz ex Troilo detto “el Tata”, Roberto
Rufino definito dai suoi pari il “maestro dei cantanti”
fino ad Argentino Ledesma, l'ex cantante Héctor
Varela che, dopo il
successo di "Fumando espero", tango di Juan Viladomat
Masanas e di Felix Garzo fece una carriera
di gran successo vendendo molti dischi.
E poi? Cosa è successo? Le
decadi successive non hanno rappresentato per il tango un periodo felice.
L’avvento della musica rock, le difficili condizioni politiche in Argentina
hanno nuovamente allontanato i giovani dal tango. Le milonghe si svuotavano a
favore dei locali dove suonavano i gruppi rock, i gestori non riuscivano più a
pagare le orchestre, che si trasformarono in sestetti o in formazioni minori ed
iniziarono nuovamente a produrre brani strumentali, molto orchestrati di gusto
europeo, con la speranza di vendere dischi in Europa e negli
Stati Uniti. È il periodo del “tango for export”. I cantanti più importanti in
epoca più recente a titolo di esempio sono: Ruben Juarez, Susana Rinaldi e
Maria Graña. Alla fine degli anni Ottanta risorge un nuovo interesse per il
genere in tutto il mondo, attraverso il tango strumentale e la diffusione della
danza, e ciò sta dando impulso alla nascita di nuove orchestre, che ricalcando
le orme del passato stanno dando nuova dignità alla cultura argentina ed al
tango. Mi piace ricordare l’orchestra tipica Sans Soucì, che ripropone lo stile
di Miguel Calò, con la splendida voce di Walter “El cino” Laborde.
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