Nel 2011 ho
avuto la fortuna di chiacchierare con il Maestro Alberto Podestà, l’ultimo cantor ancora vivente di Di Sarli,
classe 1924, ad un concerto in una milonga di Buenos Aires.
Era accanto a
me, o meglio ero io accanto a lui, ed gli chiesi, subito, quasi senza neanche salutarlo, avendo fretta
in una risposta, come mai l’orchestra di Carlos Di Sarli fosse stata così famosa
nella decade del ’40. Lui mi rispose altrettanto direttamente: “Claro, porque tenia olor a tango”.
Un’orchestra
con odore di tango, mai una metafora aveva fatto tanto breccia nella mia mente,
avevo percepito il senso della cosa, ma non riuscivo a spiegarlo a parole.
Ma cos'è l’odore di tango! Se non c'è te ne accorgi subito, ma se c'è ti cambia la serata.
Per fare l'odore di tango ci vuole un sound molto
porteño (un'orchestra che spinge tutti a cercare un ballerino ed ad alzarsi), un testo coinvolgente ed un cantor capace di trasferire al pubblico un'emorizione in tre mimuti.
Carlos Di Sarli
ha rappresentato questa sintesi ed ancora oggi le sue note riescono a cambiare
l’atmosfera in una milonga.
Pianista,
Direttore, Compositore, nessuno come lui seppe combinare la cadenza ritmica del
tango con una struttura armonica, in apparenza semplice, ma piena di sfumature
e sottigliezze. Fu un innovatore nel tango, distaccandosi dal filone decariano,
Di Sarli impresse un proprio marchio, un profilo musicale differente che si
mantiene inalterato in tutta la sua prolungata carriera.
Ebbe molti soprannomi tra cui El Tuerto (Il Guercio). La storia risale a quando aveva solo 13 anni e si svolge nella sala d'armi
del padre a Bahía Blanca. A un dipendente sfortunatamente maneggiando un'arma
gli parti un colpo ferendo il piccolo Carlos. Il dipendente di nome Robert
Bognoni, un uomo molto amato dalla famiglia, in preda alla disperazione lasciò
il suo lavoro e la città. Il piccolo fu operato e gli inserirono una placca di
platino. Gli fu consigliato di indossare occhiali scuri, cosa che sarebbe poi
stata una caratteristica della sua immagine.
Ma dopo pochi
anni fu soprannominato El señor del tango
Agli inizi, il
suo sestetto ci rivela l’influenza di Osvaldo Fresedo. Ed è certo che non ci
sarebbe stato un Di Sarli se non fosse esistito prima un Fresedo. Ma solo come
antecedente necessario di uno stile che, col tempo, si sarebbe convertito in un
modello puro, con una propria e distinta natura.
Fu un pianista
di talento, forse uno dei più importanti, che diresse la sua orchestra dallo
strumento, con il quale dominava la sincronia e l’esecuzione del gruppo.
Nel suo schema
orchestrale non esistevano gli assoli degli strumenti, la fila dei bandoneon
cantava a momenti la melodia, ma aveva un ruolo essenzialmente ritmico e
milonguero. Solo il violino si staccava in un modo estremamente delicato, in
qualche assolo breve o in un controcanto.
Il piano
prevaleva in un modo suggestivo, con un accompagnamento che divenne un segnale
registrato dal maestro, incatenando i ritmi dell’opera e accentuando un ritmo
delicato ed elegante, soprattutto per la danza.
“Milonguero
viejo“, il tango che dedicò a Fresedo, suo referente ed ammirato amico, è
curiosamente il lapsus paradossale che ritratta il suo personale modello
musicale.
Da ragazzino
cominciò a studiare il piano, orientandosi verso la musica classica. Ma all’età
di 13 anni e, a causa del disgusto nei confronti del suo professore e di suo
padre, intraprese un giro con una compagnia di zarzuelas che toccò varie
province argentine, suonando musica popolare e tanghi.
Poco tempo dopo
debuttò come solista in un cinema ed in un caffé della città di Santa Rosa,
provincia di La Pampa, entrambe di proprietà di un amico di famiglia, Mario
Manara un italiano come suo padre.
Nel 1919
allestisce la sua prima orchestra per suonare in una confiteria della sua città
natale, Bahía Blanca, inizio della sua ampia carriera artistica.
Nel 1923 si
reca con suo fratello Roque a Buenos Aires, lì si lega al musicista Alberico
Spatola, direttore della banda della polizia di Buenos Aires e parente dei Di
Sarli, che lo contatta assieme al bandoneonista Anselmo Aieta per integrare il
suo gruppo.
Dopo passa
nelle fila di una formazione molto popolare che era diretta dal violinista Juan
Pedro Castillo, “el rey del pizzicato”.
Integrò anche
il trío di Alejandro Scarpino, l’autore consacrato del tango “Canaro en París”, e accompagnò nelle
incisioni per il marchio Electra l’attrice e cantante Olinda Bozán, prima
sorella di Sofía.
Dopodiché
debuttò con un sestetto nel cabaret “Chantecler”,
ma durò poco tempo a causa di un litigio con il proprietario. Erano tempi duri,
c’era molta concorrenza ed era molto difficile trovare lavoro.
Attraverso il
violinista José Pécora si lega ad Osvaldo Fresedo e si esibisce nella sua
orchestra inaugurando il teatro Fénix del barrio di Flores.
Alla fine del
1927 forma il suo primo sestetto con José Pécora e David Abramsky, ai violini;
César Ginzo e Tito Landó, ai bandoneon e al contrabbasso Adolfo Kraus. Si esibì
in diversi caffé e l’anno seguente firma il suo primo contratto con la
RCA-Victor, dove inizia il suo lavoro il 26 novembre del 1928.
In alcune delle
sue incisioni si contarono le voci di Santiago Devin, Ernesto Famá e Fernando
Díaz, tre eccellenti interpreti che accompagno anche nelle sue esibizionialla
radio.
In questa fase
Di Sarli registrò 48 temi, a partire dai tanghi “T.B.C.” (di Edgardo Donato) e
“La guitarrita” (di Eduardo Arolas), per terminare il 14 agosto del 1931 con
“Una noche de garufa” (di Arolas) e “Maldita” (di Antonio Rodio e Celedonio
Flores) con la voce di Ernesto Famá.
Nel 1932 si
incorpora nell’orchestra Antonio Rodríguez Lesende che fu il suo primo cantante
stabile.
Pochi anni dopo
e per motivi sconosciuti, si allontana dalla sua orchestra e parte verso
Rosario, provincia di Santa Fe dove fa parte di un piccolo gruppo con il
bandoneon Juan Cambareri.
Nel frattempo
il sestetto continuò ad esibirsi senza Di Sarli ma mantenendo il suo nome.
Successivamente, a causa delle continue esibizioni nella confiteria “Novelty”
passerà a chiamarsi Orquesta Novel. Nel 1935 viene sollecitato dai suoi ex
compagni a reintegrarsi in questa formazione, ma solo per rimpiazzare il
pianista Ricardo Canataro che era malato.
Quasi alla fine
del 1938 comincia ad organizzare nuovamente la sua orchestra che debutterà a
Radio El Mundo nel gennaio del 1939, composta nella seguente maniera: piano e
direzione Carlos Di Sarli; ai violini Roberto Guisado, Ángel Goicoechea y
Adolfo Pérez; ai bandoneon Roberto Gyanitelli, Domingo Sánchez y Roberto
Mititieri; e Domingo Capurro al contrabbasso; il cantante era Ignacio Murillo,
dopo rimpiazzato da Roberto Rufino.
L’11 dicembre
del 1939 torna agli studi di incisione nel marchio Victor, con i tanghi
“Corazón” (di sua mano, con testo di Héctor Marcó), cantato da Roberto Rufino e
“Retirao” (de Carlos Posadas).
E’ la sua fase
di gloria, il binomio Di Sarli-Rufino costituisce una pagina d’oro del tango.
la sua registrazione di “Tristeza marina”
(de José Dames y Horacio Sanguinetti) è formidabile. Poi si aggiungeranno
successivamente i cantanti Carlos Acuña, per un breve periodo, Alberto Podestá,
Jorge Durán e Oscar Serpa.
Il successo di
Di Sarli raggiunge l’apoteosi e genera una adesione popolare che non lo
abbandonerà fino alla sua morte. Benchè fosse un musicista formatosi nella
decade precedente, gli anni quaranta lo vedono nella pienezza della sua arte
come direttore e compositore.
A partire dal
1949 Di Sarli si ritira nuovamente per ragioni commerciali, per tornare presto
nel 1951.
Incide per il
marchio Music Hall dal novembre 1951 fino all’aprile del 1953 lasciando 84 temi
registrati e facendo affidamento sulle voci di Oscar Serpa e Mario Pomar.
Nel giugno del
1954 ritorna al marchio Victor, fino al 1958 essendo suoi vocalist Mario Pomar,
Oscar Serpa, Argentino Ledesma, Rodolfo Galé, Roberto Florio ed il rientro di
Jorge Durán.
Le sue ultime
registrazioni discografiche, 14 in totale, furono per il marchio Philips
nell’anno 1958 e suoi cantanti furono Horacio Casares e Jorge Durán.
Il primo tango
che compose fu “Meditación” nel 1919, ma non lo incise mai. Del resto della sua
opera si distinguono senza dubbio, “Milonguero viejo“, “Bahía Blanca“, “Nido
gaucho” (con testo di Héctor Marcó), “Verdemar” (con testo di José María
Contursi) e “Otra vez carnaval” (con testo di Francisco García Jiménez), veri
gioielli del genere.
El Señor del
Tango fu assolutamente rispettoso della melodia e dello spirito dei compositori
del suo repertorio, adornando con sfumature e sottigliezze la strumentazione
orchestrale, mettendosi da parte rispetto alla falsa contraddizione che esisteva
tra il tango evocativo tradizionale e la corrente vanguardista.
Carlos Di Sarli
fu il pezzo finale del puzzle di tango del ‘40, che non fece concessioni alle
dissonanze, ne’ alle stravaganze ritmiche e che, senza dubbio, rappresentò con
estrema delicatezza, il paradigma interpretativo del tango milonguero.
Non a caso,
Alberto Podestà che aveva collaborato con Edgardo Donato, con Miguel Calò, con
Francini e molte altre orchestre, aveva per Di Sarli un rispetto inequivocabile
tanto da chiamarlo semplicemente il “Maestro”.
Fonti:
Ricardo García Blaya, direttore
responsabile di TodoTango
Blas Matamoro, Historia del tango, Centro Editor de América Latina, 1971
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