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martedì 21 febbraio 2012

Roberto Maida, el cantor de Canaro


Domingo Maida, alias Roberto arrivò in Argentina dalla sua natia Italia nel 1900 e approdò con la sua famiglia a Buenos Aires, nel quartiere di Balvaneda, vicino al famoso “Mercato Spinetto”.

Cominciò la sua carriera artistica molto giovane, nel ristorante Damato, di Matheu e Vittoria. Lì si riuniva con i figli del proprietario ed i ragazzi del bar, ed organizzavano sessioni di tango nelle quali lui era ovviamente il cantante. Un giorno si presentò al ristorante un maestro di canto di nome Ralbis, chiese chi fosse quel cantante e lo volle conoscere. Gli chiese se voleva cantare in un cinema, negli intervalli, con l’accompagnamento di pianoforte, violino e batteria. Il giovane cantante era dubbioso, ma i suoi amici lo incitarono.
Accettò e debuttò nel cinema “II Coliseo”. I proprietari del cinema José y Antonio Galvano si entusiasmarono e misero una foto di grandi dimensioni del giovane Maida nella hall.
Il segretario di Clemente Lococo - importante impresario e proprietario di una catena di sale cinematografiche, convinse i Galvano e se lo portò al cinema Astral, dove debuttò con un gruppo del quale facevano parte Armando Baliotti, Miguel Caló y Raúl Kaplún. Condividevano lo spettacolo con un giovane pianista di quindici anni: René Cóspito.
Nel 1925 debutta come cantante professionista nell’orchestra di Miguel Calò. Tempo dopo cominciò la sua avventura spagnola con Cátulo Castillo assieme a Miguel Caló, Alberto Cima, Ricardo, Carlos y Alfredo Malerba con cui rimane per un lungo periodo, esibendosi in numerose città. Inoltre incidono anche vari dischi per l’etichetta Odeon. Il tour terminò nel 1930 e, già a Buenos Aires, Bayón Herrera y Manuel Romero, invitarono il cantante a prendere parte ad un atto di un’opera, che avrebbero presentato nel teatro Sarmiento e gli chiesero un tango da lanciare in quella produzione.
Scelse il tango "Te odio" di Celedonio Flores e Francisco Pracánico e lo incise con le chitarre di Iglesias, Besada e Arrieta. In quell’anno, il 1930, aveva già inciso alcuni brani con Alberto Castellano per l’etichetta Columbia.
Qundo finì l’opera nel Sarmiento, lo avvisarono che la compagnia sarebbe partita per la Spagna. Il direttore era Cátulo e suo padre José González Castillo, il presentatore. Maida sembrava restio ad andare, ma alla fine accettò. La compagnia non ebbe fortuna e si sciolse.

Dato che Maida era già conosciuto in Spagna, lo scritturarono per lavorare con la cantante Celia Gámez, ma contemporaneamente ricevette una lettera dei fratelli Malerba in cui gli anticipavano che sarebbero andati a lavorare in Portogallo, assieme a Bachicha Deambroggio, e che lo consideravano dei loro.

Installati a Lisbona, lavorarono con molto successo per un mese e mezzo nel Maxim’s, in rappresentazioni che si protrassero per il Carnevale del 1931.

Disgraziatamente, Carlos Malerba si ammalò gravemente e i suoi fratelli, insieme a Maida lo trasferirono a Bilbao, dove morì. Durante la sepoltura capitò un fatto curioso, i fratelli Malerba chiesero a Maida che
cantasse, come preghiera funebre, il suo tango “Aquella locura”, il preferito dal defunto. Dopo quell’avvenimento andò a Parigi per esibirsi con l’orchestra di Manuel Pizarro.

Roberto Maida si rincontrò, lì, con Gardel,c he aveva conosciuto durante la sua esibizione con Cátulo Castillo a Barcellona. Gardel stava già programmando il suo viaggio negli Stati Uniti, dove andava per fare dei film e per incidere. El “Zorzal” (soprannome di Gardel) occupava un appartamento vicino a quello di Maida, in Rue Levi 27.
Gardel per conversare con gli amici usava andare al Pigalle, una delle case di Manuel Pizarro, e un giorno sentì Maida cantare il tango “Aquellas cartas” – con musica di Juan Ghirlanda. Il Zorzal lodò l’opera, domandò di chi fosse e la chiese per presentarla in anteprima e poi inciderla a Barcellona. Così avvenne; la registrò con pianoforte e violino e poi lo fece con le chitarre a Buenos Aires.
Mentre Maida lavorava con Pizarro a Parigi, città in cui risiedette per vari anni, arrivò Eduardo Bianco, di passaggio durante il suo viaggio per la Germania e chiese a Pizarro se poteva avvalersi della collaborazione di Maida e di alcuni musicisti, per accompagnarlo nelle sue esibizioni ad Amburgo. Ottenuto il placet, partirono con Bianco, i bandoneonisti Héctor María Artola y Juan Pecci, il violinista francese Simón e il contrabbasso Mario Melfi.
Ad Amburgo inaugurarono l”UFO Palace” e si esibirono anche nel caffè concerto “Bocaccio”. La cosa divertente di quel posto era che, tra gli habituees e i ballerini, si distingueva un capitano argentino, di stanza presso l'ambasciata argentina di Berlino. Anni dopo, quel capitano fu per tre volte presidente nella Nazione: era il generale Juan Perón.
In quella città, inoltre, Maida si incontrò con Francisco Fiorentino che arrivava dalla Svezia ed era diretto in Argentina.”Fiore” rimase con Maida per circa venti giorni. Da Amburgo si spostarono per esibirsi a Colonia, Monaco e Berlino, sempre con molto successo. Alla fine Maida ritornò a Parigi con Pizarro.
Allora,ottennero un contratto di sette mesi per lavorare a Londra, all’Hotel Savoy. Lì, Maida torno a rivedere il Principe di Galles, che aveva conosciuto a Biarritz e che era un fanatico del tango. Ci riferisce Maida che l’inglese, a volte, prendeva un bandoneon dall’orchestra e suonava degli accordi di “Buen Amigo”, che gli piaceva molto.
Il Principe di Galles andava tutti i giovedì a ballare il tango e tutti i presenti lo imitavano, però gli altri giorni della settimana, all’orchestra, era concesso - a mala pena -di suonare solo un tango e nessuno lo ballava. Maida e Pizarro non sopportarono più tutto ciò e in breve tempo tornarono a Parigi. Gli altri componenti del loro gruppo, invece, rimasero a Londra, dato che la paga era buona. Maida e l’orchestra di Pizzarro fecero  una tournee in Belgio, Olanda e Spagna.
La carriera europea di Maida finì a metà del 1933. Appena tornato in Argentina fu convocato da Samuel Yankelevich, che gli fece un contratto di un anno per lavorare a Radio Belgrano, accompagnato dalle chitarre di Iglesias, Besada e Arrieta.
Quando finì il contratto, Yankelevich suggerì a Maida di unirsi a Canaro, con il quale aveva già realizzato, nel 1930, un’incisione di prova del tango "Titiriteros" e il vals “A lo lejos”, che sarebbe stata pubblicata con molto successo.
Il sodalizio con Canaro nacque nel novembre del 1934 e già il 20 marzo del 1935 tornarono ad incidere "Alma de bandoneón", "No hay que hacerse mala sangre", "Cambalache" e la ballata "Viva el casorio".
Il contratto fu fatto sulla parola per una durata di sei anni, ma lavorarono solo per cinque, perché il cantante si ritirò dopo che Canaro ingaggiò Ernesto Famá e Francisco Amor. Un autentico problema di gelosia professionale. Roberto Maida registrò con Canaro circa 200 brani.
Nel 1940 organizzò una sua orchestra formata da: Héctor María Artola, Máximo Mori e Tití Rossi al bandoneon, Antonio Rodio, Cervo e il "pibe" Mario Núñez ai violini, Cimarro al pianoforte e Francisco de Lorenzo al contrabbasso. Gli arrangiamenti e la direzione erano di Argentino Galvàn. Fecero il loro debutto a Radio Belgrano e si esibirono anche a Radio Sarmiento e nel salone Ocean. Ci racconta Maida che molti musicisti dell’epoca andavano ad ascoltarli.
Nel 1942 incorpora l’orchestra di Antonio Sureda per suonare a Radio Belgrano.
Maida visitò diversi paesi d’America ottenendo grande successo e oltre a “Aquella cartas”, fu autore di altri brani.
*Estratto da “Cuadernos de difusión” del Tango,N°9,diretto e pubblicato da Salvador Arancio.* 


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