“ ... Come i criminali, i fidanzati e come gli esattori, io ritorno sempre ... “
Questa fu la predizione che Enrique Santos Discépolo fece durante un’intervista radiofonica degli anni ’30; agli albori del terzo millennio sembra proprio che la profezia dell’autore di testi indimenticabili si sia compiuta. In realtà, durante gli ottant’anni trascorsi, le sue parole ed il suo pensiero, custoditi nei testi comici, grotteschi ed amari dei suoi tanghi, hanno continuato ad essere attuali ed a raccontare le assurdità di una società contradditoria, che schiaccia e vive divorandolo proprio l’individuo che dovrebbe, come regola di esistenza, proteggere.
Nella stessa intervista Discepolo aggiungeva:
“ ... ci sono delle persone che ritengono che non si possano comporre canzoni tristi, magari crudeli, e poi saltare all’improvviso dal triste al comico. Il fatto è che il comico ed il tragico non si contrappongono sempre. Al contrario, molte volte vanno insieme. (poi rivolto all’intervistatore) Pensi seriamente al futuro dei suoi figli. Un giorno lei verrà a mancare e loro dovranno affrontare soli la lotta per la vita. Cerchi allora che prima di morire ... loro siano diventati ladroni. Al di la dello scherzo, rendetevi conto dello sfondo serio della frase. Quello che succede è che nell’arte e nella vita il comico ed il drammatico si mescolano, si confondono. Ho scritto tanghi di forma comica, però con fondo serio, di quel genere che chiamano grottesco, come Chorra. Per questo sono un controsenso perpetuo e se i mie ammiratori mi conoscono per i testi tristi, i miei amici mi conoscono per le mie barzellette ... “
Enrique Santos Discépolo è stato molto di più che un autore di testi di tango. E’ stato poeta, attore, autore teatrale, librettista e regista, forse addirittura filosofo e pensatore. Il popolo argentino però lo ricorda e lo venera per i testi, alcune volte profetici, delle sue canzoni e per la sua capacità di descrivere con ironia e acutezza il caos della società moderna. Nel mondo del tango è stato una vera eccezione in quanto ha composto per i suoi testi anche gran parte delle musiche.
Le dimensioni in cui si muove Discépolo sono sostanzialmente due, ed in queste due categorie è sostanzialmente possibile distinguere le sue “letras”. In tanghi come Qué vachaché, Cambalache, Yira Yira il protagonista indiscusso è la società con tutte le sue storture, le pazzie ingiuste, la disumanità. Brani come Malevaje, Victoria, Chorra e Esta noche me emborracho invece girano attorno ad un unico individuo che, ridendo di sé, racconta le sue sofferenze, per l’abbandono, per l’amore, per errori commessi nel passato. In tutti i casi però il tratto comune, la firma inconfondibile ed inimitabile del poeta, è la capacità di regalare sempre una doppia lettura che all’inizio è ironica, decisamente divertente. Poi il sorriso, quando scende nel profondo, diventa amaro, si smorza sulle labbra, e diventa consapevolezza della rassegnazione.
Discépolo crea un genere nuovo, inimitabile. Racconta nei suoi tanghi le “imprese” di uomini, completamente diversi rispetto al compadrito, lo sbruffone sfacciato sempre trionfatore in piccoli e meschini duelli con la polizia, con i rivali e … con l’amore. I suoi personaggi sono molto diversi anche dai protagonisti che, in molti altri tanghi, soffrono per una donna, ma soffrono con virilità, quasi nobilitati dal grande patimento amoroso.
Discépolo parla di personaggi brutti, ridicoli, truffati, abbandonati e piangenti, oppure abbandonati e per questo al massimo della felicità per la indipendenza recuperata (Victoria). I protagonisti dei suoi tanghi, oltre alla società malevola, sono antieroi distrutti e demoliti, che la vita nel “ ... suo vertiginoso trascinarsi ...” lascia sempre dietro di sé. Sono eterni perseguitati, però non da un altro uomo, o dalla polizia o da un nemico. E’ il mondo che li perseguita.
L’originalità poetica di Discépolo si comprende subito, con immediatezza e senza interpretazioni; basta leggere i testi delle sue canzoni. Risulta subito chiara la sua capacità di creare ogni volta storie e situazioni nuove, legate tutte da un medesimo filo conduttore: l’ironia ed il grottesco come chiave per riuscire vivere, o addirittura per poter sopportare, la realtà che ci circonda.
Tratto da www.bsairestango.com
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